MISHIMA (MISHIMA: A LIFE IN FOUR CHAPTERS) |
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di Paul Schrader, con Ken Ogata, Kenji Sawada
(Stati Uniti, 1985)
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L'interesse, e l'attesa andata parzialmente delusa un anno fa a Cannes per questo film nascevano dal coinvolgimento di due mondi opposti. Quello del cinema americano contemporaneo (Schrader, noto non solo per essere lo sceneggiatore dei grandi film di Scorsese, ma una delle intelligenze più vive della saggistica statunitense; Coppola, con l'avallo della sua spregiudicata intuizione, e Lucas, con il suo dinamismo creativo, che hanno prodotto il film) che pone uno sguardo su una figura determinante per il Giappone moderno, Mishima, lo scrittore candidato al Nobel. Ma, sopratutto, Mishima lo scrittore che lega il Giappone della tradizione a quello del modernismo. Mishima l'estremista, l'esteta, il culturista, il suicida, l'omosessuale. Ma anche il difensore di un'identità, di una memoria culturale fra le più nobili. Minacciata, se non già dissolta, dall'avvento del cosiddetto miracolo giapponese del dopoguerra. Mishima testimonia dell'impegno culturale di questa iniziativa: Schrader ha filmato a colori la cronaca dell'ultima giornata dello scrittore, e in bianco e nero i flashback fotografici. Egualmente a colori, ma in scene teatrali stilizzate, tre momenti di tre opere dell'autore, che sono destinati a farci comprendere l'io del personaggio, le motivazioni intime che lo condurranno ai comportamenti descritti nelle parti biografiche. Nel contempo, Mishima testimonia di quanto già si sapeva: Schrader è un grande sceneggiatore, ma solo un discreto regista. Il film si articola perfettamente in quanto parola, idea, struttura; ma si ammoscia miseramente al momento della creazione dell'immagine. Lodevole per l'originalità della sua proposta, in un momento di qualunquismo tematico come l'attuale, si limita a fare dell'intelligente schematismo didattico, del cronachismo scenografico.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
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da evitare
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